Storia

Il borgo di Breno (ora Sombreno) affonda le sue radici nella leggenda. Mosè del Brolo infatti fa risalire l’origine del nome a Brenno, il capo dei Galli che ne sarebbe stato il fondatore. Sicuramente in epoca romana il paese era già esistente, infatti in località “Cambu”, poi anche chiamata “Arche Vuote”, sono state ritrovate delle tombe romane con vasi fittili e monete dei primi Cesari. Nei documenti medioevali Breno compare citata in un documento del 926 come punto di difesa della città di Bergamo. L’attuale Santuario sorge infatti sul luogo ove era insediato un castello a difesa e controllo della via Regina che collegava Como con Bergamo, passando dal Ponte della Regina e dagli Almenni. Ai piedi del castello si sviluppò il borgo di Breno che crebbe tanto da divenire Comune, come risulta da un atto di vendita del 1169. L’importanza di Breno è testimoniata anche dalla sua presenza sulla mappa dei possedimenti veneziani “dal lago di Como alla laguna antica” affrescata nella galleria delle carte geografiche in Vaticano. Verso la fine del Cinquecento il paese di Breno diviene dimora di campagna di numerosi commercianti e professionisti della città. In tale epoca, nel piccolo borgo si contavano non più di 400 anime ed almeno otto dimore padronali che ben testimoniano come già allora fosse un luogo di residenza molto apprezzato. Tra il ‘600 e la prima metà del ‘900 il paese godette di un certo benessere dovuto soprattutto al redditizio allevamento dei bachi da seta. La ricchezza di alcune famiglie, sapientemente amministrata, concorse a produrre una notevole sensibilità artistica ben testimoniata dai numerosi monumenti storici tuttora presenti a Sombreno.

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Il Santuario, edificato sul sedime del vecchio castello medioevale posto sul colle che domina Breno, fu costruito nel 1493 e arricchito di decorazioni nei primi anni del Seicento da maestri stuccatori ticinesi e da affreschi di Pietro Baschenis (1620). Nel Santuario sono conservate numerose opere d’arte tra cui una “Adorazione dei Magi” di Luca da Imola (1568), due tele centinate di Bartolomeo Genovesino (1626), numerosi bei dipinti di Carlo Ceresa, (1609-1679) una “Natività di Maria” di Antonio Zanchi, confessionali e pulpito intagliati da Carlo Marini (1689). I committenti di tali opere furono le ricche famiglie del luogo, i Carminati ed i Pesenti in particolare. Dal soffitto della navata della chiesa pende una lunga costola che la leggenda attribuisce ad un enorme drago o ad un Mammut ma, più probabilmente, è di un’antica balena.

chiesa parrocchiale sombreno.jpg La Chiesa Parrocchiale dedicata ai SS Fermo e Rustico è posta nel piano, ai bordi sud del borgo. Nel 1739, a spese del Canonico Pesenti, fu demolita la chiesa quattrocentesca, che a sua volta aveva sostituito la precedente più piccola, e si costruì l’attuale, raddoppiando le dimensioni della precedente. Questa chiesa è un elegantissimo esempio di architettura settecentesca attribuibile forse all’Arch. Caniana. Alla fine degli anni ottanta, fu effettuato un attento restauro curato dall’Arch. Aiardo Agliardi che la riportò al suo originario splendore. Al suo interno conserva diverse opere d’arte. La pala centrale con la Madonna, S. Giovanni Evangelista, i Santi Fermo e Rustico e l’offerente Canonico Pesenti è attribuita a Giovanni Raggi od a Francesco Polazzo, di cui il Pesenti era committente. Ai lati dell’ancona centrale si conservano due grandi tele del tardo Settecento di Gaetano Peverada. Tra le altre tele da segnalare, in particolare un “Eterno benedicente”, elemento superstite di un polittico forse di Palma il Vecchio ed una “Madonna con Bambino e Santi” opera di Cristoforo Tasca (1697)

villa Pesenti.jpgVilla Pesenti - Agliardi. All’arrivo delle truppe rivoluzionarie francesi in Lombardia, si incontrarono a Bergamo due singolari personalità: l’architetto austriaco Leopoldo Pollack, allievo del Piermarini, che a Milano aveva appena ultimato il suo capolavoro, la Villa Belgiojoso, nota anche come Villa Reale, ed il Conte Pietro Pesenti, uno dei più accesi sostenitori del nuovo corso rivoluzionario, presidente dell’Amministrazione del Dipartimento del Serio. A Sombreno la famiglia Pesenti possedeva già da tempo molti terreni ed una villa. La Villa Pesenti nasceva su una torre medioevale di cui si trova traccia nell’angolo nord ovest e, all’arrivo del Pollack, presentava un impianto seicentesco. Vi era un porticato con colonne binate ed un sovrastante salone con affreschi, ancora esistenti, di Domenico Ghislandi (1620-1717), padre del più celebre Fra Galgario;

villa Pesenti.jpgIl Conte Pietro Pesenti commissionò a Leopoldo Pollack tra il 1796 ed il 1799 il progetto di riorganizzazione e di completamento di questa dimora perché servisse più degnamente allo scopo di ospitare i suoi amici politici con i quali cercava di costruire la Repubblica Cisalpina. Della precedente dimora il Pollack conservò il salone centrale affrescato dal Ghislandi e sviluppò, nella casa, il tema dell’ospitalità e, nel giardino, il tema dell’utilità, ovvero la produzione orto-frutticola. Entrambi questi temi sono rappresentati dalle due statue poste sulla facciata e sovrastate da due scritte che illustrano i due temi.

villa Pesenti.jpgIl disegno del giardino progettato dal Pollack è originalissimo: è un giardino utile, un giardino che intrattiene l’ospite ed in cui l’ospite si deve perdere. La dimensione virtuale del giardino è l’intero paesaggio circostante con cui il Pollack sa sapientemente rapportare il giardino reale. I disegni originali dell’intero progetto sono conservati nella villa. A causa delle vicende politiche e personali di Pietro Pesenti, il progetto non fu realizzato nella sua interezza. Pietro Pesenti morì giovane lasciando la villa in eredità alla nipote, Marianna Pesenti che sposò il Conte Paolo Agliardi. Questi, negli anni 1830, completò i lavori che erano rimasti incompiuti: la Casa dell’Ortolano, senza la retrostante filanda, il Tempietto del Silenzio e la Limonaia, ma non l’impianto polleckiano del giardino. Dopo il 1875, il Conte Giovanni Battista Agliardi, Senatore del Regno, divenuto proprietario della villa, trasforma l’incompiuto giardino in giardino “all’inglese” con l’uso di molte essenze non autoctone tra le quali si segnalano una famiglia di sequoie giganti di cui la più alta misura 30 metri, con una circonferenza di oltre 6 metri, uno stupendo cedro del Libano con maestose ramificazioni a candelabro ed un bellissimo carpine bianco, essenza autoctona, la cui forma è frutto di una particolare potatura che, probabilmente, il Pollack intendeva usare per una parte dei tremila carpini inizialmente comprati per formare il giardino da lui progettato.

montessori-millelireIn questo parco fu scattata la fotografia di Maria Montessori che, divenuta la fotografia ufficiale della Dottoressa, fu stampata sulle vecchie banconote da 1.000 lire. La Dottoressa Montessori fu graditissima ospite della Contessa Myriam Agliardi dei Principi Gallarati Scotti.

Altro grande personaggio del ‘900 che venne a Sombreno fu Papa Giovanni XXIII quando era ancora Patriarca di Venezia. A Sombreno si trovano inoltre numerose altre dimore antiche di grande pregio. La più significativa è Villa Maccari che ha al suo interno pregevoli affreschi di Vincenzo Bonomini.

casa agliardiAlle spalle della Chiesa parrocchiale, si trova Casa Agliardi, ristrutturata negli anni ’60 dall’Arch. Aiardo Agliardi per divenire l’abitazione del fratello Gian Paolo, un pregevole esempio di tipica villa bergamasca del ‘600 che all’epoca di Pietro Pesenti era stata trasformata in cascina. Interessante anche il giardino di questa dimora che è realizzato ispirandosi al disegno dei roccoli bergamaschi. Nella piazza di Sombreno si trova la casa del ramo cadetto della famiglia Pesenti (chiamati anche i “Pesentì” in contrapposizione ai più ricchi “Pesentù” proprietari della Villa disegnata dal Pollack), anche questo un importante edificio che i Sombrenesi chiamano tuttora “Il Vaticano” a significarne l’importanza. In questo edificio era presente fino al 1928, anno dell’unificazione con Paladina, la sede del Comune di Sombreno. Infine è significativo l’edificio compreso nel “Borgo del Monte” e denominato Fattoria. Tale edificio, un bellissimo esempio di dimora padronale del ‘600, costruito dalla famiglia Moroni proprietaria dell’adiacente Filanda, era stato acquistato da Pietro Pesenti ed adibito a casa del fattore. Tale uso è rimasto sino agli anni ’90 quando è cessata l’attività agricola a Sombreno.